L’etichettatura con microchip nell’UEE
Per etichettatura con microchip si intende l’utilizzo di una marcatura che consenta di tracciare e dare informazioni su un articolo tramite l’utilizzo di un dispositivo tecnologico. Nel caso della Russia e dei paesi aderenti all’Unione Economica Eurasiatica, non è ancora stato deciso se verrà impiegata la tecnologia QR code o RFID (Radio Frequency Identification), ma l’obbligo di questa etichettatura supplementare è ormai certo per diverse categorie merceologiche, come abbigliamento e calzature. Dopo l’esperienza positiva con i capi realizzati interamente o in parte con pelliccia naturale, per i quali è stata introdotta l’etichettatura con chip RFID nel 2016, i paesi dell’UEE hanno esteso l’obbligo anche ad altri prodotti, vista l’efficacia di questa misura contro l’importazione illegale e la contraffazione.
A doversi occupare dell’etichettatura con microchip saranno, ovviamente, i produttori residenti nell’UEE, gli importatori e i rappresentanti dei produttori extra-UEE, che dovranno procurare e inviare ai loro partner esteri i microchip da applicare alle merci.
Come funziona un’etichetta con microchip?
La marcatura con microchip impiega un sistema di identificazione basato sull’assegnazione di un codice univoco a una tipologia di prodotto e di un altro codice univoco alla singola unità di quella categoria.
Ciascun codice univoco sarà composto da un codice identificativo e da un codice di controllo. Il codice identificativo sarà composto dal codice univoco della tipologia di prodotto, più il codice univoco proprio di quella specifica unità di prodotto, mentre il codice di controllo verrà generato con le tecnologie crittografiche russe.
Etichettatura con microchip: perché renderla obbligatoria
Lo scopo primario dell’impiego dell’etichettatura con microchip è la lotta all’importazione illegale, il cosiddetto “import grigio”, che viene praticato immettendo sul mercato prodotti con una dichiarazione di valore inferiore a quello effettivo, con un conseguente risparmio su IVA e tasse doganali, il tutto a discapito dello Stato.
Il caso degli articoli realizzati interamente o in parte con pelliccia naturale è un esempio lampante di come questo metodo di controllo sia stato un vero successo: nell’Unione Economica Eurasiatica, oltre il 60% delle importazioni di questi prodotti si sono trasformate da illegali a legali. Si capisce, quindi, che si sia ritenuto conveniente applicare anche ad altre merci lo stesso principio.
Il meccanismo del microchip, che assicura una tracciabilità totale del prodotto, dalla fase produttiva a quella di acquisto, non è vantaggiosa solo per contrastare l’evasione fiscale e doganale, ma anche per i consumatori, che vedranno diminuire il rischio di incorrere in truffe o imitazioni false di brand di lusso.
Merci soggette a etichettatura con microchip dal 2019 nell’UEE
Nel 2019 entrerà in vigore, secondo diversi scaglioni, l’obbligo dell’etichettatura con microchip per alcune categorie merceologiche. Ecco il calendario:
In vigore dal 1° marzo 2019:
– tabacchi.
In vigore dal 1° luglio 2019:
– scarpe.
In vigore dal 1° dicembre 2019:
- profumi e eau de toilette;
- gomme e copertoni pneumatici in gomma nuovi;
- articoli di abbigliamento, inclusi gli abiti da lavoro, fabbricati da pelle naturale o artificiale;
- camicette, bluse e camicie di maglia tessute a macchina o all’uncinetto, per donna o per ragazza;
- cappotti, cappotti corti, mantelline, impermeabili, giacche (anche da sci), giacche a vento, da tempesta e prodotti analoghi, per uomo, ragazzo, donna o ragazza;
- biancheria da letto, da tavola, per il bagno e per la cucina;
- fotocamere (escluse le cineprese), flash e lampade per flash.