Infortunio sul lavoro: cos’è?

La legge italiana obbliga i datori di lavoro ad assicurare tutti i dipendenti contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali e stabilisce cosa fare in caso di infortunio in base alla gravità del danno. Ma cosa si intende per infortunio? L’infortunio, in senso generale, è definito dal dizionario Treccani come un “evento accidentale con effetto lesivo e talvolta letale”.

Questa definizione, declinata nell’ambito del lavoro, in Italia comprende 3 tipi di eventi considerati infortunio sul lavoro:

– gli eventi che causano la morte, un’inabilità permanente o un’inabilità assoluta temporanea che superi i tre giorni, escluso quello in cui è avvenuto l’infortunio;

– gli infortuni imputabili a una causa violenta, vale a dire conseguenti a un’aggressione esterna di qualsiasi natura che causi danni psico-fisici al lavoratore. L’aggressione può avvenire, per esempio, a mezzo di sostanze nocive o di macchinari meccanici, ma include anche sforzi fisici eccessivi, come uno strappo muscolare, e situazioni di forte stress;

– gli infortuni che avvengono in occasione di lavoro, cioè quando il rapporto tra l’attività lavorativa e l’infortunio è di causa-effetto.

Anche se non legifera su cosa fare in caso di infortunio, a occuparsi della prevenzione, della vigilanza e della gestione delle assicurazioni è l’INAIL (Istituto Nazionale Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro).

Cosa fare in caso di infortunio sul lavoro con un macchinario

Oltre a prestare i dovuti soccorsi, il datore di lavoro deve sapere cosa fare in caso di infortunio dal punto di vista legale e amministrativo.

Nel caso di un infortunio con esito mortale, il datore di lavoro deve inoltrare la denuncia all’INAIL entro 24 ore dall’evento. La comunicazione all’INAIL assolve anche l’obbligo di comunicazione all’autorità locale di pubblica sicurezza prevista in questo caso e per gli infortuni con prognosi superiore a 30 giorni.

L’obbligo di denuncia di infortunio vale per tutti gli incidenti la cui prognosi è superiore a 3 giorni, escluso quello in cui si è verificato il fatto. In questo caso, il datore di lavoro deve dare comunicazione all’INAIL dell’evento entro 2 giorni dalla ricezione del certificato medico. Tale obbligo e tali tempistiche sussistono anche per i casi di prolungamento di infortunio, quando una prognosi inizialmente dichiarata inferiore a 3 giorni viene estesa.

Per i casi di infortunio con prognosi da 1 a 3 giorni, invece, non è richiesta alcuna denuncia. Fino al 2015, le aziende dovevano annotare questi eventi su un apposito registro, ma attualmente questo obbligo è sospeso. È tuttavia consigliabile continuare a registrare questi infortuni in modo volontario.

Le comunicazioni di infortunio vanno inoltrate all’Ente soltanto per via telematica, accedendo alla propria pagina personale sul portale INAIL.

ASL: quando scattano le indagini

Anche l’Azienda Sanitaria Locale ha un protocollo che le indica cosa fare in caso di infortunio sul lavoro. È tenuta, infatti, a indagare, anche facendo dei sopralluoghi, quando si verificano infortuni di una certa entità in un’azienda.

Nei casi più gravi, quando ci sono morti o prognosi uguali o superiori a 40 giorni, l’ASL deve attivarsi immediatamente e deve comunicare alla Procura della Repubblica l’esito delle indagini.

Nel caso di una prognosi tra i 26 e i 39 giorni (stando al primo certificato), per l’ASL rimane l’obbligo di intraprendere un’indagine in merito all’infortunio, ma la comunicazione alla Procura della Repubblica delle conclusioni raggiunte va fatta entro 6 mesi. Lo stesso vale per gli infortuni con prognosi fino a 25 giorni con presunzione di prolungamento della malattia e/o di indebolimento permanente o perdita di un senso o di un organo in itinere.

Invece, quando si tratta di infortuni accidentali, di infortuni riportati da soggetti non perseguibili come il datore di lavoro o il legale rappresentante o di lesioni riportate durante l’attività lavorativa, ma causate da un soggetto estraneo al rapporto di lavoro o doloso, l’ASL non è tenuta a indagare.